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Ai confini dell'universo

Martedì 12 febbraio 2008, ore 20,30

Il primo uomo che in una limpida notte preistorica ha alzato il naso al cielo è rimasto stupefatto dal fantastico spettacolo della volta celeste. Da quel momento l'umanità non ha mai smesso di costruire modelli cosmologici cercando di capire cosa stava ammirando. Oggi i nostri occhi possono guardare sempre più lontano, ovvero sempre più indietro nel tempo, aiutati da potenti strumenti: si vedono degli oggetti assai strani, molto diversi da quelli che popolano l'universo "vicino". Perché? Come facciamo a capire se le leggi della fisica a quelle distanze rimangono quelle che noi conosciamo?
Lo scienziato è abituato a fare e ripetere moltissime volte esperimenti per verificare le sue ipotesi, cambiando ogni volta le condizioni del sistema. Con le teorie cosmologiche questo non è possibile: abbiamo un solo universo a disposizione su cui non possiamo agire in alcun modo. Come facciamo allora a studiare i nostri modelli?
Ne parleremo con l'astrofisico Enrico Massaro e l'astronomo Luca Amendola.

Articoli di commento: La torta del cosmo

Luca Amendola

Luca Amendola è nato a Roma nel 1963. Formatosi all'Università di Roma La Sapienza, ha passato in seguito numerosi periodi all'estero, principalmente in Francia e USA. Attualmente è astronomo presso l'Osservatorio Astronomico di Roma (Monte Porzio Catone).
La sua ricerca verte principalmente sulla cosmologia dell'universo primordiale, teorie inflazionarie, fondo cosmico, formazione di galassie e struttura a grande scala. Fermamente convinto dell'importanza della comunicazione della scienza a tutti i livelli, dedica una parte sempre più rilevante del suo tempo alla presentazione pubblica dell'astronomia e della cosmologia.

Enrico Massaro

Enrico Massaro si è laureato in Fisica nel 1971 presso l'Università di Palermo. Dal 1980 è docente di discipline astrofisiche all'Universit à di Roma La Sapienza. Nella sua attività di ricerca si è occupato di diverse problematiche, principalmente nell'ambito dell'astrofisica delle alte energie, in particolare concernenti la fisica delle pulsar e dei blazar. Si è anche interessato dello sviluppo di metodi numerici per l'analisi di dati astronomici. Attualmente collabora alla missione spaziale GLAST per astronomia a raggi gamma. E' autore/coautore di oltre 250 pubblicazioni di cui più di 120 su riviste internazionali.

Bibli, 12-02-08


Letture

da Icaromenippo ovvero Un viaggio tra le nuvole di Luciano di Samosata
(http://it.wikisource.org/wiki/Icaromenippo)

Menippo - Tosto che io feci un po' di riflessione sulla vita umana, trovai che le ricchezze, le signorie, le grandezze sono instabili, ridevoli, meschine assai: onde sprezzandole, e tenendole come un impaccio a conseguire altre cose veramente serie, io tentai di levar gli occhi in su, e di rimirar l'universo. Ma in prima io tutto mi confusi a contemplar questo che da' savii chiamasi mondo: non sapevo capacitarmi come è nato, chi l'ha fatto, se ha avuto principio, se avrà fine. E poi considerandone le parti, più cresceva la mia confusione: miravo le stelle disseminate pel cielo, miravo il sole, e mi struggevo di sapere che cosa ei fosse: e massime quel che fa la luna mi pareva una strana e mirabile cosa, e non vedevo perché ella muta sempre facce; e la folgore così rapida, il tuono così fragoroso, la pioggia, la neve, la gragnuola così veemente, tutte queste cose non potevo spiegarmele, né trovarne la cagione. Vedendomi adunque così smarrito, i' pensai che avrei potuto apprender tutto dai filosofi; perché credevo che essi dovessero sapere e dirmi la verità. E però avendo scelti i migliori tra essi, a quei segni ch'io vedevo, all'austerezza dell'aspetto, alla pallidezza del volto, e alla profondezza della barba (parendomi uomini che parlavano sublime linguaggio, e conoscevano il cielo); io mi misi nelle mani loro; e mediante una buona somma di danari, che parte anticipai, parte promisi dare quando m'avesser fatto filosofo, credetti dover imparare e ragionare di tutte le cose celesti, e dell'ordine dell'universo. Fattostà invece di sciogliermi da quella mia ignoranza, mi ravvilupparono in maggiori incertezze, empiendomi il capo ogni giorno di principii, di fini, di atomi, di vuoto, di materia, d'idee, e di altre frasche. E per mio maggior tormento, l'uno diceva l'opposto dell'altro, erano un sacco di gatti, e ciascuno voleva persuadermi e tirarmi dalla sua.

Amico - E' strano questo che mi dici: uomini sapienti contendevano tra loro di cose esistenti, e su la cosa stessa non avevano la stessa opinione.

Menippo - Tu rideresti davvero, o amico mio, se udissi le loro iattanze, e le imposture che spacciano. Essi che han camminato sempre su la terra, che non han niente più di noi che su la terra camminiamo, non hanno la vista più acuta degli altri, anzi essendo vecchi o loschi ci vedono pochissimo, eppure essi affermano di aver vedute le colonne che sostengono il cielo, aver misurato il sole, aver camminato per gli spazi, che sono sopra la luna, e come se fosser caduti dagli astri ne descrivono la grandezza e la figura. Spesso accade che ei non sanno bene quanti stadii ci ha da Megara ad Atene, ed osan dire quanti cubiti è distante la luna dal sole, e quanto l'una e l'altro son grandi, che altezza ha l'aria, che profondità il mare, misurano e dividono la circonferenza della terra; e poi descrivendo cerchi, disegnando triangoli, quadrati e sfere, danno a credere che misurano il cielo. Quel che prova la loro superba ignoranza è che ragionano di queste cose oscure non per congettura, ma con asseveranza, e s'incaponiscono, e non soffrono che altri ne dubiti, e quasi giurano che il sole è una palla di ferro rovente, che la luna è abitata, che le stelle bevono i vapori che il sole quasi con una fune attigne dal mare e li dispensa a bere a ciascuna. Quanto poi sono contrarii nelle loro opinioni puoi vederlo facilmente: e vedi, per Giove, se una dottrina s'avvicina ad un'altra, o se non cozza con essa. Primamente intorno a questo mondo ciascun d'essi ha l'opinion sua: chi vuole che sia increato ed indestruttibile; chi dice che ha avuto un Creatore, e pretende di sapere anche come è stato creato: altri, che mi facevano più maravigliare, parlano di un certo iddio artefice di tutte le cose, ma non dicono donde era venuto e dove egli stava quando fabbricava il mondo: perché prima che fosse la terra e l'universo è impossibile concepire tempo e luogo.

Amico - Che uomini temerarii ed impudenti son costoro, o Menippo.

Menippo - E che diresti, o amico mio, se tu udissi le loro pappolate su le idee, e le cose incorporee, le loro saccenterie sul finito e sull'infinito? ché sempre fresco è il battagliare di questo tra coloro che diffiniscono un termine all'universo, e coloro che suppongono che ei non finirà mai. Alcuni ancora vogliono dimostrare che i mondi sono moltissimi, e sfatano chi sostiene che ve n'è uno.
Udendo tutte queste cose, io non m'attentava di negar fede ad uomini che avevano una voce e una barba mirabile; ma ripensando ai loro discorsi io non sapevo come non trovarvi errori molti e contraddizioni. Onde m'interveniva proprio come dice Omero: spesso mi sforzai di credere a qualcuno di loro, ma un altro pensier mi tratteneva. Tra tutti questi dubbi, disperando di poter sapere la verità su la terra, mi persuasi che una sola via vi sarebbe per uscire di quell'affanno, se io stesso volando andassi in cielo. E mi dava qualche speranza il gran desiderio che n'avevo, ed Esopo che nelle sue favole ci conta come aquile e scarafaggi e camelli ancora seppero trovare per dove si va in cielo.


dal De coelo di Aristotele

"I più dicono che la terra sta nel centro...il contrario affermano i filosofi Italici, chiamati Pitagorici; essi dicono che nel mezzo c'è fuoco, e che la terra è un astro, che movendosi in circolo intorno al centro produce la notte ed il giorno. E inoltre suppongono un'altra terra opposta a questa, che chiamano antiterra. Essi non indagano le ragioni e la cause partendo dai fenomeni, ma al contrario, cercano di tirare i fenomeni a certe loro ragioni e opinioni, e a queste adattarli. Ed anche molti altri sarebbero d'accordo con loro che non se debba assegnare alla terra la sede nel centro, qualora ricavassero le proprie convinzioni non dall'osservazione dei fenomeni, ma piuttosto da astratti ragionamenti".


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