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Comunicazione e linguaggioMartedì 18 marzo 2008, ore 20,30Da sempre l'uomo si interessa allo studio del linguaggio: se ne occuparono già Platone e Aristotele. E' invece relativamente giovane la linguistica, la scienza che descrive il linguaggio e ne studia le proprietà e le potenzialità. Che rapporto c'è tra il linguaggio e la realtà da esso descritta? Quali sono le caratteristiche comuni a tutti i linguaggi umani? Sono caratteristiche che si ritrovano anche quando la lingua si realizza nella modalità visivo-gestuale anziché acustico-vocale, come nel caso delle lingue dei segni? L'emergere del linguaggio è uno dei momenti più affascinanti nella vita del bambino. La capacità di apprendere una lingua è innata, ma il linguaggio è indipendente da altre capacità cognitive? Quanto è legato allo sviluppo del sistema motorio e alle esperienze del bambino? Quanto è importante l'ambiente nello sviluppo del nostro sistema di comunicazione? Affronteremo questi ed altri temi con la psicologa Maria Cristina Caselli e la linguista Lunella Mereu. Articoli di commento: L'itagnolo e l'itanglese Maria Cristina CaselliMaria Cristina Caselli si è laureata in Filosofia nel 1979 presso l'Università "La Sapienza" di Roma. E' primo ricercatore presso l'Istituto di Scienze e Tecnologie del CNR di Roma, dove è responsabile del laboratorio "Sviluppo e i disordini del linguaggio", e da diversi anni insegna Psicopatologia dello Sviluppo presso la LUMSA.La sua ricerca riguarda queste tematiche con particolare riferimento allo studio dei rapporti fra processi cognitivi e linguistici e fra modalità verbale e gestuale sia in bambini con sviluppo tipico del linguaggio sia in quelle con sviluppo "atipico" (deficit cognitivi e/o di linguaggio, sordità ecc.). Lunella MereuLunella Mereu si è formata all'Università di Roma "La Sapienza" ed ha passato vari periodi all'estero, in particolare a Edinburgo e a Stanford e UCLA negli Stati Uniti.Insegna Linguistica generale all'Università Roma Tre e si occupa principalmente di sintassi, comparazione linguistica, morfologia e ricerca degli universali del linguaggio. Attualmente si occupa anche di problemi epistemologici della linguistica in quanto scienza. Ha pubblicato diversi libri, tra cui La sintassi delle lingue del mondo (con l'editore Laterza). Bibli, 18-03-08 LettureDa Sant'Agostino, Le confessioniLibro I, 8.13 Dall'infanzia, procedendo verso l'età in cui mi trovo ora, passai dunque nella fanciullezza, se non fu piuttosto la fanciullezza a raggiungermi succedendo all'infanzia. Quest'ultima non si ritrasse certamente: dove svanì? Tuttavia ormai più non era. Io non ero più un infante senza favella, ma ormai un fanciullo loquace, ben lo ricordo. Del modo come appresi a parlare mi resi conto solo più tardi. Non mi ammaestrarono gli anziani, suggerendomi le parole con un insegnamento metodico, come poco dopo per la lettura e la scrittura; ma fui io stesso il mio maestro con l'intelligenza avuta da te, Dio mio, quando con gemiti e molteplici grida e molteplici gesti degli arti volevo manifestare i moti del mio cuore, affinché si ubbidisse alla mia volontà; ma ero incapace di manifestare tutta la mia volontà e a tutti coloro che volevo. Afferravo con la memoria: quando i circostanti chiamavano con un certo nome un certo oggetto e si accostavano all'oggetto designato, io li osservavo e m'imprimevo nella mente il fatto che, volendo designare quell'oggetto, lo chiamavano con quel suono. Che quella fosse la loro intenzione, lo arguivo dal movimento del corpo, linguaggio, per così dire, comune di natura a tutte le genti e parlato col volto, con i cenni degli occhi, con i gesti degli arti e con quelle emissioni di voce, che rivelano la condizione dell'animo cupido, pago, ostile o avverso. Così le parole che ricorrevano sempre a un dato posto nella varietà delle frasi, e che udivo di frequente, riuscivo gradatamente a capire quali oggetti designassero, finché io pure cominciavo a usarle, dopo aver piegato la bocca ai loro suoni, per esprimere i miei desideri. Giunsi così a scambiare con le persone tra cui vivevo i segni che esprimevano i desideri, e m'inoltrai ulteriormente nel consorzio procelloso della vita umana, dipendendo dall'autorità dei genitori e dai cenni degli adulti. Da Dino Ticli, Sette giorni a Piro Piro Devo ammettere che il piropirese sembra una lingua realmente semplice. Da quel che ho capito nasce dalla parola base "piro", che significa uomo, isola, mare, squalo, e tante altre cose; può però essere accentata e diventa così pirò, assumendo una serie di nuovi significati. Inoltre le 2 parole base possono essere combinate tra loro, moltiplicando così all'infinito le possibilità di creare nuove parole. Ad esempio, "no" si traduce con piro, sì con pirò, si e no con piropirò. Capanna con piro, mare con pirò, capanna sul mare, piropirò. Magiare con piro, carne con pirò; mangiare carne, piropirò. E via dicendo. Da quando sono qui non ho mangiato altro che carne di squalo cruda accompagnata da una terribile bevanda a base di spremuta di molluschi. Ho il sospetto che possa dipendere dalla mia scarsa conoscenza del piropirese. Questo dubbio mi è sorto osservando una coppia di turisti tedeschi (ho capito la nazionalità dai sandali e dai calzini rossi) che mangiavano delle fumanti cotolette accompagnate da una montagna di patatine fritte. Ho provato ad ascoltarli mentre parlavano con il cameriere. In realtà non sono molto loquaci in quanto usano sempre la stessa parola: piropirò. Efficace però, nel giro di una decina di minuti, infatti, arrivano le cotolette. Chissà perché il mio piropirò viene interpretato dal cameriere come "squalo con bevanda puzzolente". In seguito l'insegnante di piropirese mi ha spiegato che non basta usare la parola piro per chiedere la carne, ma è necessario accompagnarla con un gesto della mano e usare un tono alto. Altrimenti significa squalo. Tra le patate e la bevanda ripugnante non c'è molta differenza: mi ha detto che ci vuole solo una certa sensibilità di cui noi uomini super civilizzati siamo molto carenti. Mi sono sentito umiliato. Quello che mi fa più rabbia è l'essere stato battuto in sensibilità da un tedesco! torna alla pagina dei caffè scienza |
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