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Quando diventammo umani

Martedì 21 ottobre 2008, ore 20,30

Se ci domandiamo quando sono comparsi sul nostro pianeta i primi umani, dobbiamo prima di tutto stabilire che cosa intendiamo con questa parola. Esiste un confine che ci separa dai nostri progenitori "non umani"? Sul dove e sul quando le teorie sono tante e sollevano numerosi interrogativi: veniamo unicamente dall'Africa? Perché ce ne siamo andati in giro per il mondo? Chi erano davvero gli uomini di Neanderthal e qual è stato il loro destino? Quando e come sono comparsi gli uomini anatomicamente moderni? Quanto era diverso il loro comportamento? Discuteremo intorno a queste e altre domande con Giovanni Destro Bisol e Margherita Mussi, che ci racconteranno dai loro punti di vista con quali strumenti si affronta lo studio di eventi cosí lontani nel tempo, dei quali in apparenza non rimangono che sottilissime tracce.

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Giovanni Destro Bisol

Giovanni Destro Bisol, laureato in Scienze Biologiche, è professore associato di Antropologia presso il Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo dell'Università di Roma "La Sapienza".
I suoi interessi di ricerca ruotano attorno allo studio della variabilità genetica e processi di popolamento nei gruppi umani in vari contesti geografici (Africa centrale ed Italia) e dei processi di selezione naturale a livello del genoma.
E' segretario dell'Istituto Italiano di Antropologia e direttore responsabile (editor) del Journal of Anthropological Sciences, istituzioni fondate per favorire approcci interdisciplinari nella ricerca antropologica.


Margherita Mussi

Margherita Mussi è professore associato in Preistoria e Protostoria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza".
Le sue principali tematiche di ricerca riguardano il Paleolitico e il Mesolitico, con particolare attenzione al popolamento dell'Italia, all'arte, alle sepolture, e all'interazione tra gruppi umani e ambiente naturale.
Dal 1991 dirige scavi-scuola e campagne di ricognizioni sistematiche con dottorandi e con studenti universitari e delle scuole di specializzazione in archeologia.
E' stato membro permanente per l'Italia del Network The Palaeolithic occupation of Europe promosso dalla European Science Foundation.


Letture

da Lamarck

L'intelligenza di quest'animale è veramente straordinaria; esso cammina generalmente eretto, appoggiandosi a un ramo d'albero a mo' di bastone; i negri lo temono e non senza ragione, perché esso li maltratta duramente quando li incontra. I negri dicono che se non parla è per pigrizia; pensano che esso tema, facendosi riconoscere per un uomo, di essere obbligato a lavorare, ma che potrebbe fare l'una e l'altra cosa, se solo lo volesse. Questo pregiudizio è così radicato in essi, che quando lo incontrano gli parlano.
Malgrado tutti gli sforzi che ho fatto per procurarmi un esemplare di questa specie, non ci sono riuscito: ma ne ho visto uno su un vascello in porto: era una femmina, soggetta agli stessi incomodi accompagnati dagli stessi sintomi e dalle stesse circostanze delle donne; l'ho esaminata e misurata con attenzione, ed essa ci si è prestata con molto piacere. Eretta, coi talloni a terra, era alta quattro piedi, due pollici e otto linee. Le braccia arrivavano, distese, a un pollice sopra il ginocchio; era coperta di peli, la schiena rossiccia, le gambe e le braccia grigie, il ventre bianco, il pelo della testa rossiccio e più corto di quello del corpo; il seno era glabro intorno ai capezzoli; le natiche erano carnose, tuttavia meno di quanto lo sono nella specie umana; erano coperte di peli e, al posto delle callosità comuni a tutte le scimmie, avevano solo un piccolo durone, che l'animale aveva contratto restando seduto; le gambe erano esili, ma le cosce molto muscolose; non aveva alcuna apparenza di coda; e il chirurgo del vascello mi assicurò, dopo un lungo esame, che era possibile che la spina dorsale terminasse con una curvatura interna, come nella specie umana, e che era senz'altro per questa circostanza che l'animale poteva camminare eretto.
Sarebbe troppo lungo citare tutte le prove che quest'animale ha dato della sua intelligenza; ho riunito solo le più sorprendenti. Aveva imparato a scaldare il forno; badava attentamente a che non ne sfuggisse alcun carbone che potesse incendiare il vascello, giudicava perfettamente quando esso era sufficientemente caldo e non mancava mai di avvertirne il fornaio che, da parte sua, certo della sagacia dell'animale, se ne fidava e si affrettava a portare la pasta, quando la scimmia andava a cercarlo: ed essa non lo aveva mai fatto sbagliare.

Dalle interviste impossibili: Italo Calvino intervista l'Uomo di Neanderthal
Primo frammento (MP3 - 1.8 MB)
Secondo frammento (MP3 - 1.7 MB)
Terzo frammento (MP3 - 1.8 MB)



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