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Genesi dell'asimmetria

Martedì 9 marzo 2010, ore 20,30

Scienziati e filosofi si sono da sempre interrogati su simmetria e asimmetria delle cose.
Il fisico, dopo aver descritto le interazioni fondamentali con leggi simmetriche, si trova a dover spiegare l'inattesa asimmetria da esse prodotta.
Il biologo, al contrario, si sorprende di fronte alle simmetrie che scaturiscono da fenomeni governati da un immenso numero di variabili.
Se davvero le leggi della fisica fondamentale sono simmetriche, come e perché nasce l'asimmetria? E quali sono i processi che generano simmetrie e asimmetrie dei viventi? Ci interrogheremo su queste e altre domande con il fisico Giorgio Parisi e il biologo Francesco Cecconi.

Francesco Cecconi

Francesco Cecconi è nato a Roma nel 1964. Si è laureato nel 1992 in Scienze biologiche all'Università di Roma Tor Vergata, dove nel 1996 ha ottenuto un dottorato di ricerca in Biologia molecolare e cellulare.
Dopo un periodo di formazione in Germania, presso l'istituto Max Planck per la Biochimica e la Fisica, è rientrato a Roma nel 2000 grazie all'Istituto Telethon Dulbecco, stabilendo il suo gruppo presso il Dipartimento di Biologia dell'Università Tor Vergata. Oggi è Associate Telethon Scientist e professore ordinario di Biologia dello Sviluppo presso la facoltà di Scienze dell'Università Tor Vergata e dirige il laboratorio di Neuroembriologia molecolare della Fondazione Santa Lucia di Roma.
Si occupa di sviluppo del sistema nervoso centrale e di neurodegenerazione. È autore, insieme alla moglie Antonella, del libro "Maximilian e la ricerca" (Fandango, Roma 2006), sulla vita di un ricercatore diviso fra Italia e Germania ed impegnato nella lotta alle malattie genetiche.

Giorgio Parisi

Fisico teorico. Dopo la laurea all'Università di Roma La Sapienza lavora come ricercatore ai Laboratori Nazionali di Frascati e passa dei periodi New York e a Parigi. Nel 1981 diventa Professore Ordinario in Fisica Teorica all'Università di Roma Tor Vergata; dal 1992 è presso l'Università di Roma La Sapienza.
Ha vinto il Premio Feltrinelli per la fisica nel 1986, la Medaglia Boltzmann nel 1992, il Premio Italgas nel 1993, la Medaglia Dirac nel 1999 e il Premio Nonino nel 2004. È membro dell'Accademia dei Lincei dal 1992, dell'Accademia di Francia dal 1993 e della National Academy of Sciences statunitense dal 2003.
La sua attività di ricerca ha coperto diversi campi tra cui particelle elementari, meccanica statistica, fisica matematica, teoria delle stringhe, sistemi complessi, reti neurali, computer science.
È autore di tre testi scientifici e del libro divulgativo "La chiave, la luce e l'ubriaco" (Di Renzo, Roma 2006); è direttore della collana per ragazzi "Ah saperlo" della Lapis.


Letture

da Italo Calvino, Le città invisibili

A Eudossia, che si estende in alto e in basso, con vicoli tortuosi, scale, angiporti, catapecchie, si conserva un tappeto in cui puoi contemplare la vera forma della città. A prima vista nulla sembra assomigliare meno a Eudossia che il disegno del tappeto, ordinato in figure simmetriche che ripetono i loro motivi lungo linee rette e circolari, intessuto di gugliate dai colori splendenti, l'alternarsi delle cui trame puoi seguire lungo tutto l'ordito. Ma se ti fermi a osservarlo con attenzione, ti persuadi che a ogni luogo del tappeto corrisponde un luogo della città e che tutte le cose contenute nella città sono comprese nel disegno, disposte secondo i loro veri rapporti, quali sfuggono al tuo occhio distratto dall'andirivieni dal brulichio dal pigia-pigia. Tutta la confusione di Eudossia, i ragli dei muli, le macchie di nerofumo, l'odore di pesce, è quanto appare nella prospettiva parziale che tu cogli; ma il tappeto prova che c'è un punto dal quale la città mostra le sue vere proporzioni, lo schema geometrico implicito in ogni suo minimo dettaglio.
Perdersi ad Eudossia è facile: ma quando ti concentri a fissare il tappeto riconosci la strada che cercavi in un filo cremisi o indaco o amaranto che attraverso un lungo giro ti fa entrare in un recinto color porpora che è il tuo vero punto d'arrivo. Ogni abitante di Eudossia confronta all'ordine immobile del tappeto una sua immagine della città , una sua angoscia, e ognuno può trovare nascosta tra gli arabeschi una risposta, il racconto della sua vita, le svolte del destino.

da Gregory Bateson, Mente e natura

Negli anni Cinquanta avevo due incarichi di insegnamento [...] [uno dei quali] ai giovani beatniks della Scuola di Belle Arti della California a San Francisco. [...] Avevo portato due sacchetti di carta: ne aprii uno e ne estrassi un granchio appena cotto che posai sul tavolo. Poi affrontai gli studenti più o meno in questi termini: "Voglio sentire da voi ragioni che mi convincano che questo oggetto è ciò che resta di un essere vivente. Potreste immaginare di essere dei marziani: su Marte avete dimestichezza con gli esseri viventi, dato che voi stessi siete vivi, ma naturalmente non avete mai visto granchi o aragoste. Un meteorite o altro ha portato un certo numero di oggetti come questo, molti ridotti in frammenti: voi dovete esaminarli e arrivare alla conclusione che si tratta dei resti di esseri viventi. Come fareste per arrivarci? ".
I ragazzi esaminarono il granchio, e la prima cosa che osservarono fu che era simmetrico, cioè che la parte destra somigliava alla sinistra. " Benissimo. Volete dire che è composto, come un quadro? ". (Silenzio). Poi osservarono che una chela era più grossa dell'altra: dunque non era simmetrico.
[...] [Ma] uno disse: "Sì, una chela è più grossa dell'altra, ma entrambe sono composte delle stesse parti ".
Ah! Com'è bella e nobile questa osservazione, con che prontezza il ragazzo aveva educatamente gettato nel cestino dei rifiuti l'idea che le dimensioni potessero avere un'importanza primaria o radicale e si era concentrato sulla struttura che connette. Aveva scartato un'asimmetria di dimensioni a favore di una più profonda simmetria di relazioni formali. L'anatomia del granchio è ripetitiva e ritmica; come la musica, essa è ripetitiva con modulazioni. Anzi, la direzione dalla testa alla coda corrisponde a una sequenza temporale: in embriologia la testa è più antica della coda.


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