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Monogamia ed evoluzione

Martedì 12 aprile 2011, ore 20,30

Evento trasmesso in diretta su Internet: www.scicafe.eu/node/18
Guarda la registrazione: prima parte - seconda parte - terza parte

La monogamia è diffusa in molte società umane: c'è chi la considera un comportamento "naturale" dell'uomo, chi è convinto che dipenda principalmente da un modello culturale, chi addirittura pensa che sia contraria al nostro istinto.
Ma quanto è diffusa nelle diverse culture la monogamia? E in che modo istinto e cultura influiscono sull'affermarsi di questa caratteristica?
Per rispondere a questa domanda possiamo rivolgere la nostra attenzione a tutto il mondo animale: scopriamo allora i comportamenti sessuali più bizzarri e inattesi, ma anche numerose specie in cui vige una rigorosa monogamia.
In che modo la teoria dell'evoluzione ci spiega la presenza di questi diversi comportamenti? Quali sono gli attributi della specie e dell'ambiente che producono una spinta evolutiva verso uno o l'altro di essi?

Enrico Alleva

Etologo, dopo la laurea in Scienze biologiche presso l'Università "La Sapienza" di Roma, perfeziona gli studi sul comportamento animale presso la Scuola Normale Superiore di Pisa e in stage specialistici sia in Italia che all'estero. Dal 1990 dirige il Reparto di Neuroscienze comportamentali dell'Istituto Superiore di Sanità di Roma.
I suoi interessi di ricerca spaziano su numerosi temi di etologia. È autore di oltre 200 pubblicazioni su riviste internazionali, ha collaborato inoltre con Il Manifesto, La Stampa, Il Messaggero e numerosi periodici nazionali.
È stato membro dei consigli scientifici di ANPA, WWF, Legambiente, Stazione zoologica di Napoli, Istituto della Enciclopedia Italiana "Giovanni Treccani", Agenzia Spaziale Italiana, Dipartimento CNR "Scienze della vita", Commissione Antartide. È socio corrispondente dell'Accademia nazionale dei Lincei, dell'Accademia Medica di Roma e dell'Accademia delle scienze di Bologna.

Gioia Di Cristofaro Longo

Professoressa ordinaria di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Sociologia dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Tra i suoi numerosi interessi di ricerca: identità culturale, tradizioni popolari nelle società complesse, cultura della mondialià, migrazioni e intercultura, diritti umani e cultura della pace, cultura del rischio.
È stata membro della Commissione Nazionale per la realizzazione della parità uomo-donna presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri dal 1984 al 1994. Ha fondato e presiede il Tribunale 8 Marzo, organismo che dal 1979 costituisce una sede di denuncia e di testimonianza dei pregiudizi culturali e delle discriminazioni che le donne subiscono a livello individuale e collettivo.
Ha fondato nel 1994 il Centro UNESCO Università e Ricerca di Roma del quale ha ricoperto la carica di Presidente. È membro del Comitato Direttivo della Federazione Nazionale dei Centri e Club UNESCO; e ha ricoperto incarichi in commissioni di lavoro presso l'Unione Europea (ad es. Comité consultatif de l'égalité des chances) e presso il Consiglio d'Europa (Comité Européen pour l'Égalité entre les femmes et les hommes).


Letture

da Alessandro Boffa, Sei una bestia, Viskovitz

"Papà, voglio smettere di bere".
"Non dire sciocchezze, Visko, sei una spugna".
"Che significa? Che dovrei stare tutta la vita appeso a questo scoglio a filtrare e vorticare acqua, come un vegetale?".
"Tu sei un vegetale, Visko, o comunque uno zoofita. Che discorsi".
Ero disperato. Tutti i miei tentativi di costruirmi una vita natante e perseguire degli ideali fallivano. Ah, se avessi avuto dei muscoli per spingermi fino alla calcispongia che amavo e fondermi con lei in un unico sylicon! Ah, se avessi avuto degli occhi per guardarla, una bocca per dirle che l'amavo!
Della mia bella conoscevo solo il profumo azotato che mi era portato dalla corrente. A quelle particelle in sospensione avevo dato una forma, dei pori e un nome: Ljuba.
L'unico modo per coronare la nostra storia d'amore sarebbe stato quello di raggiungerla con qualche spermatozoo, ma la corrente continuava a portarseli dalla parte opposta, verso mia mamma, le mie sorelle, le mie nonne, creando ogni genere di imbarazzo familiare e di complicazione genealogica. La situazione era resa ancora più equivoca dai periodici cambiamenti di sesso che noi spugne ermafrodite ci dovevamo sorbire. Non era facile per me accettare il fatto che mio padre fosse la moglie di sua madre, che sua figlia, cioè mia sorella, fosse suo nonno e sua nonna fosse anche suo fratello, cioè mio zio. Questi rapporti diventavano ancora più morbosi per l'ammassamento dei corpi, era difficile capire dove finivi tu e cominciavano i parenti stretti. E non era facile sviluppare una sana personalità quando i diverticoli delle tue camere flagellate erano in comproprietà con una madre invaginante, delle sorelle incestuose e un padre bisessuale. Quando gli unici tratti anatomici su cui potevi costruire un'identità erano la cavità gastrale e il buco dell'osculo.
Il dramma di essere un vegetale era l'impossibilità di suicidarsi. Il vantaggio di essere una spugna era la possibilità di berci sopra.
Pregavo accadesse qualcosa. Un moto tellurico, un trauma ecologico, che una seppia mi aiutasse, qualcosa. E finalmente qualcosa cambiò. La corrente. Invertì direzione e mi mise finalmente in condizione di fecondare la spugna che amavo! Ah! Ero esilarato, commosso. Pensai subito di confezionare i miei spermi in gemmule e cominciare il tiro a segno.
Ma non ne trovai.
"Papà", strillai, "sono sterile!".
"Non sei sterile, Visko, sei una femmina, come sono io".
Mi sentii mancare. Come si poteva avere tanta sfortuna? Femmina. E intanto Ljuba era diventata maschio e le sue eiaculazioni non potevano raggiungermi perché ero io a trovarmi controcorrente!
Al danno si unì la beffa e cominciarono a piovermi addosso gli spermi di della mamma, delle sorelle, delle nonne...
"Dannazione", imprecai, "dannazione!".
Anche mia figlia mi aveva messa incinta.
Ero la suocera di me stessa, maledizione, la suocera di me stessa!!! Ma forse è un bene, sospirai. Chissà che così non cominci a odiare la nuora che è in me. Chissà che così la mia infelicità non mi renda finalmente felice.


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